Il Dott. Ivan Herak, membro del Consiglio di Amministrazione dell’ACI S.p.A.: «negli ultimi 15 anni sono stati investiti più di 750 milioni di Kune nel sistema dei porti turistici dell’ACI, molto più dei 200 milioni di Kune precedentemente pianificati. Il presupposto principale per garantire all’ACI un ulteriore sviluppo è concedere l’estensione delle concessioni a tutti i porti turistici del circuito».
«Secondo i contratti di concessione in vigore, a tutti i porti turistici del circuito ACI è stata assegnata una concessione valida fino alla fine del 2030, ovvero fruibile ancora per poco più di sette anni. Fanno eccezione il porto turistico di Slano e gli ancoraggi. La durata della concessione è il fattore che più limita il potenziale sviluppo dell’ACI in generale. Vale a dire, dopo la crescita iniziale e il decollo registrato negli anni ’80 del secolo scorso, è seguito un periodo di guerra accompagnato da molti anni di attività in perdita, a causa dei quali le infrastrutture e le strutture dei porti turistici sono state in gran parte trascurate. Affinché l’ACI possa competere con le marine del Mediterraneo e dell’Adriatico in termini di qualità e offerta di servizi, è necessario effettuare ingenti investimenti, la cui redditività nelle condizioni attuali è altamente discutibile», ha affermato il Dott. Herak in un’intervista rilasciata al quotidiano Glas Istre, che riportiamo integralmente.
A cura di: Robert FRANK
Foto: Danilo Memedović
Il Consiglio di Amministrazione dell’ACI S.p.A. ha deliberato la settimana scorsa in merito alla selezione di un partner strategico con cui elaborare una Strategia di Sviluppo Sostenibile dell’ACI per il periodo compreso tra il 2023 e il 2027. Allo stesso tempo, l’Istituto per il Turismo ha fatto pervenire all’ACI l’Audit relativo alla giustificazione finanziaria e di mercato del progetto ACI AIR, nel quale è presente anche tutta una serie di valutazioni concernenti l’eventuale opportunità strategica. Un progetto che, già in questa fase, ha riscontrato numerose reazioni negative da parte dell’opinione pubblica. Alla fine della settimana scorsa sono state aperte le trattative per modificare il contratto collettivo tra il Consiglio di Amministrazione dell’ACI S.p.A. e la delegazione negoziale del Sindacato ACI. Sempre verso la fine della settimana scorsa, tuttavia, le cose si sono complicate per quanto riguarda la richiesta di proroga delle concessioni che il Consiglio di Amministrazione dell’ACI ha presentato al ministero competente già nel 2020. Tutte le questioni fin qui menzionate rientrano nell’ambito delle attività di cui è responsabile il Dott Ivan Herak, in qualità di membro del Consiglio di Amministrazione per quanto riguarda le Finanze, il Diritto Societario e le Risorse Umane.
Tanto per cominciare, a che punto si trova oggi l’ACI? Le cifre che emergono dai bilanci finanziari sono effettivamente molto buone. È davvero tutto così idilliaco? Nel senso, riesce l’ACI a creare un valore aggiunto soddisfacente attraverso il suo operato?
«L’ACI S.p.A. opera con profitto dal 2011 facendo registrare ogni anno una crescita continua, il che ha creato i presupposti per continuare a svilupparsi ulteriormente. Nell’esercizio lavorativo del 2021, l’ACI ha raggiunto un fatturato totale pari a 215,6 milioni di HRK, mentre l’EBITDA è stato pari a 83,7 milioni di HRK. Il bilancio della società è più che esemplare, dal momento che le attività dell’ACI hanno solo il 20 per cento delle loro fonti nelle obbligazioni creditizie della Società, anch’esse strutturate favorevolmente. Parimenti, tutti gli indicatori relativi all’attività operativa della Società, quali il margine di profitto, il coefficiente di remunerazione delle attività e la stabilità finanziaria della Società, riportano segnali positivi. Anche il Cash-flow è favorevole e la Società è in grado di adempiere ai propri obblighi in qualsiasi momento».
Gli ostacoli ad uno sviluppo più rapido
I media, tuttavia, fanno spesso riferimento ai numerosi problemi che l’ACI deve affrontare nell’ambito della sua attività lavorativa. Quali sono, dunque, questi problemi? Il livello dei prodotti e dei servizi offerti oggi dall’ACI può essere ritenuto soddisfacente?
«L’ACI S.p.A. è oggi esposta a una serie di problematiche che rappresentano un ostacolo oggettivo verso uno sviluppo più rapido. L’identificazione dei problemi e la ricerca delle soluzioni costituiscono un prerequisito fondamentale per continuare a svilupparsi sempre di più. I principali ostacoli verso uno sviluppo sempre maggiore del sistema sono essenzialmente tre: i limiti derivanti da una valida documentazione urbanistica, vale a dire, la durata delle concessioni per un uso economico dei porti turistici (e del turismo nautico più in generale), la questione relativa alla registrazione dei beni marittimi e, in ultimo, la legalizzazione delle strutture costruite. La Società, inoltre, dispone di una struttura e di una qualità ormai inadeguate sia degli ormeggi che delle strutture a terra. Un ulteriore problema sono anche le risorse umane, con un focus particolare sull’età media dei dipendenti. Infine, l’intero business dell’Azienda poggia su soluzioni informatiche che ancora oggi non riescono a soddisfare tutte le esigenze aziendali, sia per quanto riguarda le singole marine che l’intero sistema. Per concludere, lo stato in cui verte il prodotto non è soddisfacente. Per averne un’idea basta dare un’occhiata alle entrate dell’ACI: ben il 75% è costituito dai ricavati provenienti dall’affitto dei posti barca».
Nell’andare ad elaborare i task progettuali necessari alla realizzazione della Strategia di Sviluppo Sostenibile dell’ACI, è stato Lei a definire le linee guida di lavoro, ovvero, gli obiettivi strategici dell’ACI S.p.A. Dunque, quali sono questi obiettivi o, se preferisce, queste linee guida?
«Tenuto conto di quanto detto finora, le linee guida, ovvero, gli obiettivi strategici dell’ACI S.p.A. riguardano diversi aspetti di quella che è la nostra attività lavorativa. Nello specifico, si concentreranno sull’estensione della durata delle concessioni, sull’ampliamento del raggio di azione delle concessioni stesse, sull’iscrizione di quelli che sono i beni marittimi e sulla legalizzazione delle strutture costruite. A questi vanno aggiunti la risoluzione delle questioni legali relative alla proprietà, il miglioramento della qualità della prestazione dei servizi, la diversificazione delle attività ed il miglioramento dell’informatizzazione dell’intera filiera produttiva. Ma non è finita qui. Ci si concentrerà anche sull’implementazione dei sistemi relativi alla gestione della qualità ambientale ed energetica, sulla ristrutturazione delle risorse umane e in ultimo, ma non per questo meno importante, su nuove acquisizioni».
Che cosa ha fatto o che cosa sta facendo il Consiglio di Amministrazione della Società per quanto riguarda la proroga del periodo di fruizione delle concessioni?
«Secondo i contratti di concessione in vigore, a tutti i porti turistici del circuito ACI è stata assegnata una concessione valida fino alla fine del 2030, ovvero fruibile ancora per poco più di sette anni. Fanno eccezione il porto turistico di Slano e gli ancoraggi. La durata della concessione è il fattore che più limita il potenziale sviluppo dell’ACI in generale. Vale a dire, dopo la crescita iniziale e il decollo registrato negli anni ’80 del secolo scorso, è seguito un periodo di guerra accompagnato da molti anni di attività in perdita, a causa dei quali le infrastrutture e le strutture dei porti turistici sono state in gran parte trascurate. Dal 2007 ad oggi, sono stati investiti più di 750 milioni di Kune nel sistema dei porti turistici dell’ACI, molto più dei 200 milioni di Kune precedentemente pianificati, al fine di portare i porti turistici a un livello accettabile in risposta alle richieste di una clientela sempre più esigente. Tuttavia, affinché l’ACI possa competere con le marine del Mediterraneo e dell’Adriatico in termini di qualità e offerta di servizi, e per poter soddisfare tutti gli standard in materia di tutela ambientale garantendo, allo stesso tempo, i livelli di sicurezza desiderati, è necessario realizzare investimenti cospicui, la cui redditività, nelle condizioni attuali, è estremamente discutibile. Pertanto, Il presupposto principale per garantire all’ACI un ulteriore sviluppo è concedere l’estensione delle concessioni a tutti i porti turistici del suo circuito».
È in corso di redazione la Legge sulla Proprietà Marittima e sui Porti Marittimi, una legge di fondamentale importanza per l’ACI. Quali sono le aspettative dell’ACI in merito a questa legge?
«In sostanza, ci aspettiamo che questa legge valorizzi gli investimenti dei concessionari. Diversamente, qualora, ad esempio, la legge dovesse prevedere che la concessione può essere o non può prorogata alle condizioni stabilite, a questo punto si aprirebbe tutta una serie di questioni, come, ad esempio, la sicurezza giuridica degli investimenti effettuati. A tutto questo va aggiunto, inoltre, anche il fatto che non ci sono criteri noti in base ai quali vengono prese le decisioni se estendere o meno la concessione a qualcuno. Non meno importante è la questione della parità di posizione dei soggetti economici sul mercato, dal momento che è inaccettabile che per gli stessi investimenti si possa concedere a un soggetto una proroga della concessione e ad un altro no.
Per di più, la Legge sulle società commerciali stabilisce che il Consiglio di Amministrazione deve gestire una società con l’attenzione di un buon maestro. Allo stesso modo, l’ACI è una società per azioni quotata in borsa. Ciò significa che il Consiglio di Amministrazione della Società e il suo relativo Consiglio di Sorveglianza rispondono agli azionisti delle loro decisioni. Di conseguenza, dobbiamo essere certi che gli investimenti che prevediamo vengano ammortizzati per la durata prevista della concessione stessa. Inoltre, in un contesto come questo, è importante menzionare anche la “goodwill” che l’ACI porta a ciascuno dei suoi porti turistici con i suoi standard e la sua gestione. E non solo! Va sottolineato anche come l’ACI riesca a creare il marchio e l’immagine di ogni singolo porto turistico che è riconoscibile dagli ospiti, dando vita ad un ulteriore elemento di attrazione. Lo dico perché sono del parere che ai concessionari debba essere riconosciuto anche il valore di questa “goodwill”. Tutto quello che è stato detto finora dovrebbe essere tenuto altamente in considerazione nel momento in cui si andranno ad adottare le nuove norme che regolano le problematiche relative alle concessioni sulla proprietà marittima».
La maggior parte delle entrate proviene dagli ormeggi
Tra le finalità progettuali da Lei definite ai fini della realizzazione della Strategia di Sviluppo Sostenibile dell’ACI, ha altresì indicato la diversificazione del business tra gli obiettivi prioritari dell’Azienda. Cosa intendeva esattamente?
«Per far sì che l’ACI S.p.A. continui a svilupparsi sempre di più, la diversificazione del business si impone come una delle condizioni fondamentali per la stabilità aziendale e l’innalzamento del livello delle entrate. Vale a dire, sebbene in passato fosse proprio L’ACI a gestire autonomamente la maggior parte dei servizi all’interno delle marine, oggi la maggior parte delle attività secondarie, come le attività di ristorazione, i servizi charter, i servizi di agenzia, i negozi, ecc., sono svolte da altre persone, fisiche o giuridiche, sotto varie forme di cooperazione commerciale. La Società stessa si riduce sostanzialmente a prestare servizi inerenti all’utilizzo degli ormeggi, al sollevamento e all’abbassamento delle imbarcazioni, alla sosta, al lavaggio delle imbarcazioni e ad una parte trascurabile di altri servizi turistici. Quanto sopra ha portato a una struttura dei ricavi in cui il 75% è costituito dagli introiti provenienti dagli ormeggi. In questo modo, la Società stessa diventa così estremamente dipendente dai movimenti del mercato del turismo nautico e sottoutilizza il potenziale economico e turistico delle destinazioni in cui si trovano alcuni porti turistici.
Di conseguenza, la diversificazione delle attività lavorative, avente come obiettivo quello di aumentare gli introiti, creare nuovi posti di lavoro e migliorare la qualità dell’erogazione dei servizi, è senza ombra di dubbio uno dei fattori chiave per uno sviluppo futuro. E quando parlo di sviluppo, va da sé che si tratta di andare a sviluppare tutta una serie di nuovi servizi, oltre a quelli già esistenti, che finora sono stati trascurati per svariate e numerose ragioni. Una volta eseguita un’attenta analisi di mercato e tenendo conto non solo del potenziale umano esistente, ma anche delle risorse finanziarie e delle esperienze maturate in passato, la Società destinerà parte delle proprie risorse, finanziarie e umane, allo sviluppo dell’ospitalità (settore alberghiero) e delle attività commerciali (retail), oltre al turismo charter e allo sviluppo delle attività di servizio».
Come pensa di sviluppare l’attività alberghiera all’interno del sistema ACI esistente?
«Se consideriamo alcuni fattori come l’elevato fascino delle destinazioni in cui si trova la maggior parte dei porti turistici, la capienza degli spazi al loro all’interno, l’accessibilità alle vie di comunicazione, nonché la disponibilità e la giusta quantità di infrastrutture comunali, vediamo subito come un gran numero di porti turistici ACI costituisca una location ideale per la costruzione di hotel. A seconda della posizione, è possibile realizzare piccoli boutique hotel a 4 stelle con un numero di camere variabile da 25 a 50. I porti turistici di Umag (Umago), Pula (Pola), Opatija (Abbazia), Cres (Cherso), Supetarska Draga, Vodice (Vodizze), Skradin (Scardona), Trogir (Traù), Milna e Korčula (Curzola) vengono suggeriti come potenziali località in cui far nascere i futuri hotel ACI. Investire in hotel comporterebbe indubbiamente un aumento dei ricavi e dei profitti da parte della Società, oltre alla creazione di nuovi posti di lavoro e ad un aumento della capitalizzazione di mercato».
Si era parlato di riconvertire l’edificio in cui si trovavano gli uffici dell’ACI a Pula (Pola) in un boutique hotel. A che punto siamo?
«Già nel 2018 l’ACI aveva realizzato un concept project che prevedeva essenzialmente la riconversione e la ricostruzione degli spazi inutilizzati dell’edificio della marina in un esclusivo boutique hotel. Il progetto in questione prevede che sul sito dell’odierna “Torta”, ci tengo a sottolineare questo, la Società investa nella realizzazione di un boutique hotel della stessa grandezza dell’attuale edificio ACI. La struttura, una volta realizzata, dovrebbe disporre di strutture commerciali, di una reception, di un bar, di un ristorante, di servizi igienici e al piano terra degli uffici amministrativi dell’ACI. Al primo piano dell’hotel ci sarebbero 14 camere, ciascuna con terrazza, mentre al secondo piano ve ne sarebbero altre 12 dalle cui terrazze sarà possibile godere di una meravigliosa vista sull’Arena di Pula. Sul tetto dell’edificio, infine, uno Sky bar con piscina a sfioro. Oltre al rifacimento dell’edificio centrale, il concept project prevede anche l’ampliamento dei pontili C e D e la ricostruzione delle relative infrastrutture. Il progetto complessivo mira non solo ad elevare la categoria del porto turistico a 4 ancore, ma anche a far registrare un innalzamento generale della qualità dei servizi all’interno del porto turistico di Pula, in modo da poter offrire una risposta adeguata alle esigenze dei nostri velisti.
Quando si tratta di passare all’attuazione finale del progetto, è innanzitutto necessario che il Consiglio Comunale di Pula apporti delle piccole modifiche al Piano di Sviluppo Urbano, per le quali il Sindaco ci ha promesso pieno sostegno. La condizione fondamentale, infatti, per poter procedere alla realizzazione del progetto, è ottenere i permessi necessari, dato che, alla fin fine, la sua realizzazione non sarà altro che il risultato diretto della modifica di alcuni punti dell’Ordinanza sulla Classificazione e Categorizzazione dei Porti destinati al Turismo Nautico.
In particolare, va segnalato anche come il progetto si inserisca perfettamente nella prevista rivitalizzazione della Riva di Pula. Nello specifico, questo vuol dire che si rispetteranno in pieno le tendenze urbanistiche attuali che privilegiano il concetto di rinnovamento di strutture e capienze ricettive già esistenti all’interno dei centri abitati della città. Si tratta, in sostanza, di tendenze che si oppongono a quella aggressività edilizia che vuole strutture turistiche in aree non sviluppate della città. La saturazione di località di pregio è ciò di cui Pula ha meno bisogno.
A fianco del suddetto progetto ne è previsto anche un altro, mirato, questa volta, a valorizzare il lungomare di Pula. Questa zona della città va ad interessare, sostanzialmente, tre attori coinvolti nel progetto: vi è, infatti, una parte della proprietà marittima che è gestita dall’Autorità Portuale di Pula, un’altra parte che riguarda la proprietà marittima inclusa nella concessione rilasciata all’ACI marina di Pula e un’ultima parte, infine, costituita da una serie di immobili che vengono gestiti, in generale, dal Comune di Pula. L’ACI ha recentemente firmato un Memorandum di Intesa con i suddetti azionisti, in cui abbiamo espresso la nostra intenzione di partecipare come partner al suddetto progetto».
La nostra flotta charter
È stata annunciata anche la costituzione di una flotta charter di proprietà dell’ACI. Ce lo conferma?
«La Croazia è attualmente la principale destinazione charter nel mondo e proprio il turismo charter si è rivelato essere il prodotto turistico croato più dinamico. I suoi tassi di crescita sono costanti e stabili da15 anni a questa parte. Se prendiamo in considerazione quella che è l’attività principale della Società e la congiuntura attuale in cui “naviga” il mercato, ecco che andare a sviluppare una propria flotta charter si impone come una scelta logica che contribuirà, tra le tante cose, anche alla diversificazione del business. Tenendo conto delle tendenze, ma anche delle precedenti esperienze di sviluppo di questo prodotto turistico, nella prima fase triennale si lavorerà allo sviluppo di una flotta charter composta esclusivamente da imbarcazioni prese in gestione. Più precisamente, sono previsti programmi di gestione dei charter in collaborazione con partner esterni. Si tratta di programmi che includerebbero tutto il lavoro di mediazione durante la fase dell’acquisto, il finanziamento e l’assicurazione delle imbarcazioni, nonché i servizi di ormeggio, prenotazione, cambio dell’equipaggio e manutenzione delle imbarcazioni stesse. Le potenziali basi della futura flotta charter sono i porti turistici di Dubrovnik, Trogir, Vodice e Pula. A seconda delle capacità delle marine esistenti, il sistema può stabilire da tre a quattro basi charter, una nell’estremo sud, una o due nel centro Adriatico e una nell’Adriatico settentrionale con una capacità massima di 300 imbarcazioni charter, ovvero il 10% dell’intero mercato dei charter».
Allo scopo di costruire il porto turistico di Rijeka (Fiume) su quello che è l’attuale Porto Baroš, l’ACI, insieme alla società Gitone-Kvarner, ha fondato la società ACI-Gitone, che investirà 365 milioni di Kune per la realizzazione di questo porto. Ci troviamo di fronte al più grande investimento nel turismo nautico nella storia della Croazia. Dietro l’azienda Gitone-Kvarner c’è il gruppo tedesco Lurssen, leader mondiale nella produzione di megayacht, in grado di generare un profitto annuo pari a otto miliardi di Euro. A che punto è il progetto e quando possiamo aspettarci il suo completamento?
«Questo è sicuramente uno tra i progetti più importanti della storia recente di Rijeka, non solo per i benefici economici attesi e per il fatto che anche questa città andrà a posizionarsi sulla carta nautica della Croazia, ma soprattutto perché questo progetto segnerà, finalmente, l’inizio di una transizione da una struttura economica ormai arcaica nella quale si trova ancora oggi la città di Rijeka. Vale a dire che oltre alla realizzazione del citato porto turistico, l’ACI è pronta, insieme al suo partner strategico, ovvero il Gruppo Lurssen, ad ampliare anche tutte le strutture connesse al porto turistico: si penserà, ad esempio, ad ampliare la parte del Porto Passeggeri, sul tratto che va da Riva Bodula fino al De Franceshijev gat.
Oserei dire che questo progetto rappresenta una sorta di cartina al tornasole per la Croazia, non solo per l’importanza del progetto, ma anche per il fatto che è stato realizzato principalmente grazie al supporto del Governo. Allo stesso modo, uno degli azionisti impegnati alla realizzazione di questo progetto è proprio l’ACI, di proprietà della Repubblica di Croazia per il ben 78%, mentre l’altro azionista è una rispettabile azienda tedesca che, oltre al suddetto investimento e all’acquisto del pacchetto di maggioranza del Liburnija Hotel Opatija, intende investire anche in altri progetti in Croazia. Tutto questo pone una grande responsabilità sul CdA dell’ACI, e quindi abbiamo intenzione di affrontare il progetto in modo molto operativo e in maniera continuativa. In definitiva, si tratta di un investimento che si realizzerà nel nostro Paese ed è normale che i partner si aspettino che siamo proprio noi a portare avanti il progetto attraverso il groviglio della nostra burocrazia. Per quanto riguarda le scadenze, abbiamo previsto che il permesso di pianificazione potrebbe essere ottenuto entro la fine di quest’anno, mentre il porto turistico dovrebbe essere operativo entro la fine del 2024».
È stato sollevato un polverone, soprattutto da parte dell’opinione pubblica, sull’investimento previsto dall’ACI per l’acquisto di idrovolanti. Qual è la Sua posizione in merito a questa faccenda?
«Il progetto ACI AIR, avviato dal precedente Consiglio di Amministrazione, rappresenta l’ampliamento di quella che è un’attività commerciale base dell’ACI e che riguarda il trasporto di passeggeri mediante idrovolanti. Poiché la fornitura dei suddetti servizi dovrebbe essere associata sia a tutta una serie di investimenti significativi (acquisizione di aeromobili, costruzione di infrastrutture terrestri/marittime – pontoni/aerodromi marittimi, centro servizi), sia a determinati rischi di mercato (volume atteso della domanda, redditività finanziaria, ecc.), nonché a vere e proprie sfide non solo da un punto di vista strategico, ma anche organizzativo (basti pensare anche al solo personale), l’attuale Direzione dell’ACI ha disposto la creazione di un documento che valuti obiettivamente e con competenza determinati fattori. Tra questi, bisognerà prestare particolare attenzione al potenziale di mercato e finanziario che questa complessa iniziativa potrebbe avere (si tratta, infatti, di andare ad operare contemporaneamente sia sul versante dello sviluppo che su quello degli investimenti), ed anche alla sua giustificazione a lungo a termine, una volta valutate le possibili economie/diseconomie esterne rilevanti per l’operatività dell’ACI e del suo core business. In poche parole, si dovrebbe valutare la fattibilità dell’idea progettuale sia dal punto di vista del volume fisico della potenziale domanda che di quello relativo alle ipotesi sui prezzi una volta che il modello inziale diventerebbe operativo. Stando così le cose, la già citata Revisione di mercato, della giustificazione finanziaria e dell’opportunità strategica del progetto ACI AIR contiene al suo interno anche una sorta di revisione delle valutazioni e dei suggerimenti presenti nel documento “Piano industriale delle compagnie aeree per il trasporto di passeggeri in idrovolante”, materiale redatto dalla KPMG Croazia nell’aprile del 2020».
Idrovolanti in attesa
Che cosa hanno mostrato gli studi sulla redditività?
«Gli studi confermano che l’andamento economico atteso dal progetto ACI AIR indica che il costo degli investimenti inizialmente necessari potrebbe essere adeguatamente coperto durante l’intero periodo che si è preso in considerazione. La solidità stimabile dell’andamento del business è stata inoltre verificata attraverso un’analisi di sensitività, in cui sono stati presi in considerazione, in modo specifico, cinque principali fattori di rischio: il raggiungimento di livelli di reddito d’impresa inferiori a quelli indicati nello scenario di base, l’impossibilità di realizzare il reddito pianificato basato sul noleggio di due idrovolanti durante i mesi invernali, l’aumento dei costi operativi dovuto all’aumento del prezzo del carburante sul mercato globale/mediterraneo durante i primi tre anni di operatività finora prevista, un aumento del 30 per cento degli stipendi lordi del personale di volo per tutti gli anni in cui si prevede di operare e, infine, un aumento dell’investimento totale richiesto pari al 10% rispetto allo scenario di base.
La suddetta analisi di sensitività ha indicato una resistenza abbastanza soddisfacente del progetto ai fattori di rischio testati, ma ha anche mostrato che il progetto è abbastanza suscettibile di una diminuzione del reddito d’impresa».
Quindi l’ACI ha deciso di far partire questo progetto?
«Non è possibile dare una risposta certa a questa domanda. In questo momento sto parlando a nome della riflessione portata avanti dalla parte maggioritaria del Consiglio di Amministrazione; le valutazioni di cui si è parlato finora rappresentano solo la base e il presupposto per mettere ulteriormente in discussione l’opportunità economica del progetto. Vale a dire, sebbene la revisione del progetto sia stata effettuata in modo professionale e soddisfacente, permane, tuttavia, una grande riserva, per non dire scetticismo, quando si tratta di valutare il livello della domanda potenziale di un servizio che prevede il trasporto di persone in idrovolante. In questo settore, inoltre, non abbiamo alcuna esperienza pregressa, né tantomeno il “know how” che proprio l’esperienza porta con sé. E quel che è peggio è che nemmeno attraverso una ricerca primaria sul campo è possibile quantificare, seppur approssimativamente, eventuali parametri credibili di domanda per questo tipo di servizio. Riteniamo, pertanto, che il progetto possa prendere vita esclusivamente sotto forma di modello consorziale tra partner sia pubblici che privati, in cui l’azionista di maggioranza relativa sarebbe l’ACI. E questo potrebbe essere il modello da seguire anche per tutte le nostre attività future, sia che prevedano il coinvolgimento del Governo sia che ad essere coinvolti siano altri potenziali partner. Siamo del parere che in quanto società di importanza strategica per la Repubblica di Croazia e, se volete, anche in qualità di membri del Consiglio di Amministrazione proposti dal Governo stesso, dobbiamo agire in modo responsabile. Qualsiasi decisione sconsiderata non solo si trasformerebbe in un danno per la Società, ma andrebbe a danneggiare enormemente anche la reputazione sia dell’ACI che del Governo. Quando si parla del progetto ACI-AIR, inoltre, non bisogna dimenticare anche un altro aspetto: già due anni fa l’ACI si è lanciata in una nuova avventura con il progetto “ACI Sail”, che dovrebbe dimostrare il suo valore di mercato e le ragioni della sua esistenza proprio quest’anno o, al massimo, l’anno prossimo, dato che negli ultimi due anni ciò non è stato possibile a causa del Covid».
Da pochi giorni il Consiglio di Amministrazione dell’ACI ha avviato le trattative con la rappresentanza sindacale dell’ACI in merito alle modifiche da apportare al contratto collettivo stipulato dall’ACI S.p.A. L’obiettivo è quello di aumentare gli stipendi e garantire migliori condizioni di lavoro ai dipendenti ACI. Come stanno andando le trattative e cosa possono aspettarsi i dipendenti ACI?
«La questione relativa ai diritti dei lavoratori va innanzitutto inserita e analizzata in un contesto più ampio. Vale a dire, da molto tempo nel mondo, e anche in Croazia, sono presenti dei trend, sia a livello locale che globale, responsabili di creare un deficit problematico della forza lavoro nel settore del turismo. Il primo trend riguarda il crescente fabbisogno di un numero sempre maggiore di dipendenti da impiegare nel turismo, il che risulta essere una conseguenza diretta dell’importanza del turismo per quanto riguarda il PIL di un determinato paese. Il secondo, invece, va ad interessare un bacino sempre più piccolo di potenziali nuovi lavoratori, fattore, questo, dovuto al calo della natalità e all’invecchiamento della popolazione. L’ultimo fattore, infine, è rappresentato dal grande impatto che hanno avuto e continuano ad avere i vari flussi migratori, conseguenza diretta di un’economia sempre più globalizzata. Sono numeri grandi, visto che, ad esempio, in Austria, il 29 per cento degli occupati nel turismo sono cittadini stranieri, mentre in Lussemburgo si arriva addirittura al 60%. Questo problema subirà una vera e propria escalation nei prossimi anni, dato che, secondo i dati pubblicamente disponibili, nei prossimi 5 anni Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Francia avranno maggiori necessità di manodopera nel settore turistico rispetto ad altri paesi europei. Si tratta di paesi, questi, che hanno un PIL pro capite molto più alto rispetto alla Croazia e quindi possono offrire ai nostri cittadini condizioni molto più favorevoli. La Svizzera e l’Austria, ad esempio, saranno di sicuro mete particolarmente attraenti per i lavoratori croati, sia per la loro vicinanza geografica che per il fatto che hanno un PIL pro capite significativamente più alto rispetto a quello della Croazia.
Dato che queste sono le premesse, per quanto riguarda la questione relativa alla modifica del Contratto Collettivo per conto dell’ACI S.p.A. con l’obiettivo di aumentare gli stipendi e garantire migliori condizioni di lavoro, il mio collega Ostrogović ed io abbiamo aperto le trattative con le rappresentanze sindacali dell’ACI. I sindacati hanno presentato le loro proposte e le loro aspettative in modo corretto e ben argomentato, ma si tratta di posizioni che non ritengo opportuno rendere pubbliche in questo momento. Posso solo dire che la posizione del Consiglio di Amministrazione dell’ACI già adesso sostiene che gli stipendi dei dipendenti ACI andrebbero aumentati. A tal proposito abbiamo cominciato a preparare un’analisi completa su un benchmark di aziende che hanno attività uguali o simili, come ad esempio società che presentano una forma giuridica uguale o simile a quella dell’ACI. Ci concentreremo soprattutto sulle società di particolare interesse per la Croazia. Analizzeremo anche a che punto è oggi la politica salariale dell’ACI, prendendo come punto di riferimento i dieci maggiori porti turistici croati e creando un’analisi comparativa degli stipendi medi in relazione al reddito per dipendente. Realizzeremo anche un’analisi che fotografi il trend dell’andamento degli stipendi medi a partire dall’ultimo anno in cui sono stati rivisti gli stipendi ACI fino ad arrivare ai nostri giorni. In particolare, analizzeremo a che punto si trova oggi la politica salariale dell’ACI in rapporto all’aumento del costo della vita. L’analisi in questione conterrà anche una proiezione sui risparmi relativi al periodo pregresso. Più precisamente, si cercherà di calcolare a quanto ammonterebbero oggi i salari nel caso in cui venissero adeguati all’indice medio annuo dei prezzi al consumo a partire dall’anno in cui è stato effettuato l’ultimo adeguamento salariale in ACI fino ai giorni nostri. Infine, attraverso un modello che simula diverse opzioni di quello che potrebbe essere un potenziale aumento salariale, esamineremo l’impatto che questi eventuali aumenti potrebbe avere sui risultati aziendali della Società. Solo una volta analizzati tutti i vari parametri, il Consiglio di Amministrazione prenderà una decisione che sarà in grado di sostenere».